A. Tumminelli, Abraham Joshua Heschel. L’eredità filosofica dell’ebraismo

A. Tumminelli, Abraham Joshua Heschel. L’eredità filosofica dell’ebraismo, ed. Morcelliana, Brescia 2024.

Che cosa significa per noi il divino? A. J. Heschel e l’eredità filosofica dell’ebraismo
Il volume esplicita l’interpretazione filosofica dell’ebraismo maturata da Heschel nel suo percorso
intellettuale delineando le connessioni teoriche alla base della sua prospettiva antropologico-
religiosa. Per Heschel, infatti, l’essere umano è visto come il luogo spirituale di una apertura alla
trascendenza, di un anelito verso l’ineffabile. Nel saggio vengono quindi enucleati gli elementi
filosofici che, agli occhi del pensatore, connotano la religione ebraica vista come una esperienza di
dischiudimento antropologico: anzitutto una precisa visione dell’uomo e dell’esistenza,
caratterizzata come slancio verso la trascendenza; poi, la definizione del rapporto tra temporalità ed
eternità all’interno del quale si gioca la relazione fra il divino e l’umano; quindi, una concezione di
Dio come essere personale di relazione che si fa incontro alla finitezza della creatura umana; e,
infine, la centralità dell’agire e della dimensione etica che, nell’ebraismo assume un ruolo
preponderante poiché in essa si realizza la congiunzione della storicità con l’eterno.

Anna Vittoria Fabriziani, «Lotta per la civiltà e filosofia della pace»(1939)

«Nessuna vita personale o collettiva sfugge alla legge secondo cui gli uomini agiscono influenzati da un ideale almeno implicito, da una metafisica, per quanto vaga o non formulata». È con questa convinzione che Maurice Blondel (1861-1949), ormai quasi ottantenne, pubblica Lutte pour la civilisation et philosophie de la paix (1939), impegnandosi in un’analisi filosofica assai coraggiosa, sia per l’ardita chiarezza con cui vengono analizzate le concezioni che stavano portando tragicamente alla Seconda Guerra Mondiale, sia per l’audace «filosofia della pace» alla quale essa conduce. Questo «appassionante» testo, considerato all’epoca in cui è apparso un contributo fortemente stimolante per le audaci «analisi precise e penetranti», rivolte al «grande pubblico» e a «coloro che devono formare l’élite di oggi e di domani», interpella pure le menti e le coscienze degli uomini del nostro tempo, specialmente oggi in cui il folle diffondersi dei conflitti armati sembra fare della pace un obiettivo utopistico sempre più lontano e della guerra un tragico destino a cui non è possibile sottrarsi.

Vittorio Possenti | Incontrare l’esistenza. Jacques Maritain e la metafisica

In Italia (e altrove) il pensiero etico-politico, antropologico ed estetico di J. Maritain
ha lasciato un segno ed è tuttora presente. Diversamente è accaduto per
la sua poderosa ricerca teoretica, rimasta un tesoro nascosto, dove si collocano
metafisica, ontologia, gnoseologia, integrazione tra i saperi, filosofia della natura.
La svolta postmetafisica di larga parte della filosofia novecentesca ha rotto
ogni ponte con la grande tradizione della filosofia dell’essere. Consapevole di
questo esito, Maritain sostiene che il ciclo dell’autofondazione della filosofia
moderna uscita dal cogito, si è chiuso con uno scacco irrimediabile. È necessaria
una nuova partenza speculativa.
Il volume esplora i nuclei primari del suo pensiero metafisico per mostrarne le
virtualità e le potenzialità inespresse. Smitizzando il refrain sul nesso tra metafisica
e violenza, ed esaminando le omissioni dell’odierna postmetafisica e del
suo angusto antropocentrismo, si rilancia un pensiero cosmico-realista che illumina
la posizione dell’uomo nell’essere e la sua apertura all’Infinito.

Angela Ales Bello, Anna Maria Sciacca | Ti racconto l’aldilà

L’origine e la fine della vita è per molti un argomento difficile da accettare. Nel corso della Storia, filosofi, teologi, mistici e visionari si sono soffermati a riflettere sulla situazione di confine che è la morte, e su ciò che potrebbe esserci oltre. Angela Ales Bello e Anna Maria Sciacca, dopo aver affrontato la concezione della persona umana dal punto di vista fenomenologico, offrono una panoramica delle testimonianze antiche e medievali sulla concezione e raffigurazione dell’aldilà nel mondo pagano e cristiano fino al XIV secolo, dando particolare risalto alle visioni di Ildegarda di Bingen, delle mistiche di Helfta e di Dante. Senza tralasciare le esperienze di premorte e di incontri con i defunti, con accenni alla fisica contemporanea e alla sua idea di multiverso, il libro analizza la struttura stessa dell’umano, che intreccia corpo, psiche e anima.

Antonio Staglianò, Ripensare il pensiero

Ripensare il pensiero. Lettere sul rapporto tra fede e ragione a 25 anni dalla Fides et ratio

Prefazione di Papa Francesco

Antonio Staglianò è Presidente della Pontifica Accademia di Teologia. La recentissima Lettere Apostolica in forma di “Motu proprio” di papa Francesco (01.10.2023) circa i nuovi statuti della Path (consultabile nel sito della Santa Sede) trova, in questo libro, una sua prima autorevole interpretazione.
Per superare le “guerre di religione” si separarono doverosamente la società civile e la chiesa. Questa separazione portò, però, all’opposizione tra fede e ragione, diffondendo un pregiudizio che nuoce alla ragione e non solo alla fede: “la fede crede e non deve sapere; la ragione sa e non deve credere”. Le Lettere di questo saggio su Ripensare il pensiero si propongono di smontare teoreticamente questo pregiudizio superficiale, benché radicato ormai nel linguaggio della maggioranza, anche tra i credenti. In questo lavoro di decostruzione, l’Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et Ratio resta una pietra miliare per l’oggi. L’opera pretende segnalare la possibilità di scrivere in filosofia e in teologia in modo nuovo, attraverso Lettere: è un genere letterario impegnato a semplificare la teoresi in un linguaggio auspicabilmente più accessibile, dedicato a una comunicazione sapienziale, non per questo meno scientifica. Indirizzate a Tommaso d’Aquino come a Blaise Pascal – ma anche a Benedetto XVI come a

Papa Francesco o a filosofi quali Carmelo Ottaviano e a intellettuali viventi sul pensiero di Rosmini e su quello di Emanuele Severino –, le Lettere riprendono la questione del rapporto tra fede e ragione quale bisogno culturale per l’intelligenza e per la vita.
Se davanti all’Impensabile, la ragione si arrende a tavolino, potrebbe trovarsi poi nella condizione di non comprendere tante esperienze vitali dell’uomo: condannandole all’irrazionalità, esponendole alla credenza (non criticamente controllata) e all’opinione soggettiva, espulse dal campo del pensabile. Dal sonno della ragione nascono idolatria e ideologia. Perciò la fede è interessata a ridestare la “ragione intera” (Benedetto XVI).
La separazione moderna tra ragione e fede deriva da una “mancanza di razionalità”. Chi l’avrebbe detto! Non si perde la fede perché la ragione ne dimostrerebbe l’illusorietà, ma perché la ragione “getta la spugna” rispetto a ciò che la eccede e trascende.
Una teologia in dialogo con la filosofia, le scienze e tutti gli altri saperi dovrà farsi carico di una riflessione non negligente che sappia “ripensare il pensiero” anzitutto ristabilendo l’autentico (=giusto) rapporto tra la verità e la ragione, in una circolarità interrogante che stabilisca la giustizia della ragione, come anche la giustizia della verità: “come deve essere la ragione per essere come deve? E come deve essere la verità per essere come deve?”.
Dentro le diverse prospettive dei saperi plurali – con la legittima autonomia metodologica delle rispettive scienze –, attraverso la transdisciplinarietà, sarà necessario convergere in una scienza dell’uomo unitaria (cfr. Veritatis gaudium n.4). È questa la via indicata per aiutare l’umano dell’uomo a crescere in umanità, evitando il degrado disumanizzante della barbarie, nelle tante forme violente dell’irrazionalità. Ripensando il pensiero, la teologia ripensa sé stessa e si propone quale “Teologia sapienziale che sa di carne e di popolo”, come sottolinea la Prefazione di Papa Francesco.

Martin Buber. In principio la relazione

Ripercorrendo le principali tappe del pensiero buberiano, con la semplicità di un racconto, il volume traccia il profilo intellettuale di uno dei grandi maestri della filosofia del Novecento che ha saputo intrecciare la profondità del pensiero astratto con l’immediatezza della vita quotidiana, il rigore del metodo filosofico con l’esperienza viva dell’ebraismo. A cento anni dalla pubblicazione di Io e Tu (1923), questo contributo intende restituire la viva voce della filosofia buberiana mettendola in connessione con le istanze e i bisogni del tempo presente.

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